Raccontare la natura. quando si è più di semplici escursionisti
Un'escursione delle tante della nostra associazione.
I ragazzi sono sicuramente i più curiosi quando si trovano in natura!
|
“The mountain are calling and i must go.” – “La
montagna sta chiamando e io devo andare.”
John Muir
Quando partiamo per un'escursione o semplicemente per una passeggiata,
bisogna tener conto di dove ci andiamo ad immergere. Avere delle conoscenze di
base è di fondamentale importanza per la divulgazione dell’arte dell’escursione
e della montagna stessa. Non solo rende l’escursione di per sé più stimolante e
interessante, ma può aiutare chi non vive la natura a sentirsi parte di
essa.
Il mio obiettivo è proprio questo: raccontarvi per raccontare.
Citando il professor Sini, che tengo a ringraziare per il suo enorme
contributo e a cui dedicheremo un articolo, “Piccoli dettagli, raccolti con
attenzione e con qualche conoscenza generale, consentono di identificare la
composizione e l’origine di una struttura del terreno, l’inquadramento di una
specie vivente con i suoi adattamenti, le caratteristiche di un ambiente”.
A primo impatto verrebbe da pensare che sia una cosa difficile e noiosa, in
realtà a livello di accompagnatore escursionistico, non è necessario (nè
richiesto)avere una formazione universitaria dietro ma semplicemente una grande
passione.
Ognuno di noi, si sa, è una fonte di informazioni. Questo
inequivocabilmente si riverserà sul nostro modo di essere accompagnatori e sul
nostro modo di comunicare.
Le scienze naturali non sono solo un ambito scientifico. Sono anche
umanistico e compensatorie di un discorso più ampio e culturale.
Ad esempio, mio nonno mi racconta sempre di come le querce isolate siano più soggette
ad essere colpite dai fulmini rispetto ad esempio a salici isolati. Così
partendo dal sapere popolare, ho fatto qualche ricerca. In effetti sembra che
siano più facilmente colpite e lo dimostrano anche molte credenze prima
celtiche, poi elleniche e norrene. Dai druidi era considerato l’albero del
cielo e querce colpite da un fulmine parassitate dal vischio erano considerate
alla stregua degli dei: "Questa congettura - scrive Frazer nel Ramo d'oro
- è confermata dal nome di scopa del fulmine che vien dato al vischio nel
cantone svizzero di Argau, perché questo epiteto implica chiaramente la stessa
connessione tra il parassita - (vischio) - e il fulmine; anzi la scopa del
fulmine è un nome comune in Germania per ogni escrescenza cespugliosa o a guisa
di nido che cresca su un ramo perché gli ignoranti credono realmente che questi
organismi parassitici siano un prodotto del fulmine. Se vi è una qualche verità
in questa congettura, la vera ragione per cui i Druidi adoravano un albero
portante il vischio più di tutti gli alberi della foresta, era la credenza che
ciascuna di quelle querce non fosse stata colpita dal fulmine ma portasse sui
rami una visibile emanazione del fuoco celeste; così che tagliando il vischio
coi mistici riti si procuravano tutte le proprietà magiche del fulmine"
Ma…a livello scientifico? Si tratta semplicemente della teoria delle
punte. In pratica i rami alti e appuntiti delle grandi querce fungono d’antenna
e attraggono a sé i fulmini, come un parafulmine su un campanile.
Così un evento naturale, quasi inspiegabile e fantasioso, è stato descritto
in parole semplici.
Altro esempio:un buco in una roccia. Chissà come si è formato? Questo buco si è formato
a causa di un fenomeno geologico chiamato carsismo, parola che
viene dall'altopiano carsico che si trova tra l'Italia e la Slovenia: l'acqua
si infiltra nella roccia lungo una frattura e porta via piano piano sempre più
particelle particolarmente poco coese. Si arriva a questa forma partendo da una
frattura che tende a diventare fusiforme e quindi sferica. Il passo successivo,
in questo esempio non ancora avvenuto, è il crollo della roccia sopra la sfera
chiudendo il paesaggio e, nel tempo, conferendo una forma ad imbuto.
Solo un piccolo accorgimento, spesso si tende, soprattutto con
i più giovani, a semplificare la natura e renderla una favola.
Questo non va fatto. Perché oltre a danneggiare la visione del mondo
all'interlocutore si perde serietà e consapevolezza, cosa che nel nostro
periodo di grande perdita del nostro “io naturale” è fondamentale. La natura è
complessa ed è giusto usare esempi ed escamotage per aiutarsi a spiegarla,
ma non va banalizzata.
Vi auguro una buona permanenza,
Azzurra Pistone, AER Viatores
Umbro Sabini, Umbria.
Commenti
Posta un commento